Il progetto fotografico “Cosa farò da grande”

Il progetto affronta il tema dell’incertezza del futuro, già emerso in alcuni dei progetti artistici sviluppati per dare voce alle emozioni dei pazienti adolescenti.

Coordinato dal fotografo professionista Settimio Benedusi, questo progetto ha coinvolto 27 pazienti (14 in cura, 13 che avevano già terminato i loro trattamenti), di età compresa tra 15 e 26 anni. Ogni paziente ha raccontato in un breve scritto cosa o chi vorrebbe diventare da grande. Con costumi di scena (e con l’aiuto della stilista Gentucca Bini), i ragazzi hanno poi interpretato la parte scelta nell’ambito di uno shooting fotografico, con l’obiettivo finale di raccontare il Progetto Giovani sul Corriere della Sera in uscita il giorno di Natale 2017.

Come in altri progetti artistici, partendo dal sogno di cosa vorresti fare da grande i ragazzi del Progetto Giovani hanno raccontato molto di loro, la loro capacità d’ironia, la loro tenacia di non voler abbandonare i propri progetti a discapito di tutto.

Le risposte dei ragazzi sono state diverse. Qualcuno ha approfittato del contenitore artistico per non prendersi troppo sul serio e si è immaginato potente stregone che combatte male e stupidità, collaudatore di divani per andare incontro alla propria indole pigra, genio della lampada per non sprecare i desideri ma poterne esaudire molti e non solo i propri. Il tema dell’aiutare gli altri ricorre spesso, come segno indelebile dell’esperienza passata. Un altro elemento ricorrente è quello della normalità: con semplicità e realismo i ragazzi sognano di laurearsi, di trovare un lavoro che li soddisfi, di trovare una ragazza da amare

Anna, 19 anni: “Ho sempre voluto aiutare le persone, un sogno che abbracciava moltissime carriere. Ci sono voluti due linfomi e tantissime persone meravigliose conosciute qui in Istituto per farmi capire che volevo diventare un medico, che volevo concretamente fare qualcosa per gli altri. Vorrei diventare come i medici del Progetto Giovani (le foto con un camice però non me le faccio, perchè porta sfiga e poi non mi laureo più)”.

Camilla, 26 anni: “Amo le persone, e soprattutto amo renderle felici, strapparne i sorrisi, sorprenderle, farle ridere, dare coraggio, mi piace partecipare alla realizzazione di sogni, trovare soluzioni da mettere in pratica nel mondo, che portino un cambiamento in questa società che fatica a guardare al di là del suo naso, che pensa spesso ai pochi e si dimentica dei molti, che invece di trovare soluzioni reali preferisce trovare qualcuno da incolpare per ciò che non va, rischiando di dimenticare quanto siamo forti se uniti per uno scopo comune e non deboli e divisi.
Vorrei crescere, ma non troppo, non dimenticare la mia parte infantile e adolescente. Direi che “l’inventore dei sogni” potrebbe andar bene, altrimenti un genio della lampada, ma senza catene che lo obblighino ad essere legato ad un padrone!!
”.

Jari, 16 anni: “È complicato pensare al proprio futuro mentre stai facendo la chemio. Ed è ancora più complicato avere un sogno, anche se un sogno nel cassetto alla fine tutti l’hanno e il mio sta iniziando a formarsi ora che ho appena intrapreso questa strada nel Progetto Giovani. Pur non essendo chiaro ciò che vorrò diventare, so per certo che voglio contribuire ad aiutare il prossimo così come chi mi sta intorno ora, sta aiutando me a continuare sulla strada giusta. Vorrei diventare un youth worker, forse; che poi vuol dire un supereroe per bambini e adolescenti malati”.

Matteo, 22 anni: “La mia ambizione è diventare un bravo designer, un bravo progettista; che nel suo piccolo possa avere inventiva, creatività, per ideare prodotti, oggetti che possano essere utili, d’aiuto per la società. Senza essere l’inventore del secolo, ma cercando di contribuire a modo mio a rendere il mondo un posto migliore. Anche se in realtà il mio sogno nel cassetto, per quando sarò grande, è restare un bambino”.

Davide, 17 anni: “Non mi sono mai fatto scoraggiare da niente e da nessuno, soprattutto da chi mi diceva che sarebbe stato impossibile tornare a fare tutto quello che facevo prima. Ma questo è il mio sogno e non lo voglio lasciare chiuso in un cassetto. “Impossibile” è un termine che non esiste nel vocabolario di un sognatore. La foto pensavo di farla vestito da pilota di motocross”.

Nicodemo, 20 anni: “Da piccolo pensavo che da grande avrei fatto il calciatore, entrato alle medie mi immaginavo con in mano un violino costosissimo a suonare concerti in giro per il mondo, al liceo non ricordo di aver sognato molto, tranne quando in quinta mi hanno costretto a scegliere l’università e quindi a vedermi ricercatore che scopre nuove fonti energetiche. A mano a mano che cresco le mie aspirazioni vengono ridimensionate. Ora quello che vorrei è laurearmi e avere bella ragazza. Di solito non penso molto a queste cose e questo progetto è stato un buon pretesto per farlo. Per rispondere bene a una domanda bisogna prima capirla nel profondo: cosa voglio fare da grande? cos’è un sogno? I sogni sono tanto effimeri quanto lo può essere la realtà stessa.
Qualcuno di famoso diceva che siamo fatti della stessa sostanza con cui sono fatti i sogni e forse è proprio vero: se mi immagino questa mia realtà e vita come un breve e interminabile sogno allora posso dire senza pensarci due volte che il mio sogno è quello di poter dire da “grande” che tutto quello che ho fatto e non ho fatto nella mia vita è quello che ho sempre sognato di fare: dire a me stesso un giorno, alzandomi dal letto, che ho fatto un bellissimo sogno chiamato vita…”.

Lucy, 18 anni: “Io amo molto i bambini, quindi direi che da grande mi potrebbe piacere fare l’addestratrice o la domatrice di peluche… Infatti è importante che i peluche siano in grado di affrontare qualsiasi tipo di avventura con il loro bambino”.

Andrea, 15 anni: “Io da grande vorrei diventare un ciclista professionista, perché fin da piccolo avevo questo sogno nel cassetto. La malattia non mi impedirà di tornare a correre. Il vento in faccia mi fa sentire libero davvero”.

Anno

2017 

Progetto

Fotografia

Menzioni

Il progetto “Cosa farò da grande” è raccontata su:
Gaggiotti P, Veneroni L, Signoroni S, Silva M, Chisari M, Casanova M, Chiaravalli S, Sironi G, Clerici CA, Proserpio T, Massimino M, Ferrari A. “What shall I do when I grow up?”: Adolescents with cancer on the Youth Project in Milan play with their imagination and photography. Tumori. 2019 Jun;105(3):193-198. doi: 10.1177/0300891618792466.