La Graphic Novel “Loop, indietro non si torna”

Il romanzo a fumetti Loop: indietro non si torna è il risultato di un laboratorio creativo incentrato sulla scrittura. Esso ha avuto un percorso simile agli altri progetti già sviluppati nell’ambito del Progetto Giovani: un gruppo di pazienti adolescenti e giovani adulti, un professionista che guida il progetto, un percorso di diversi mesi con incontri a cadenza settimanale, un prodotto finale e un percorso successivo per portare alla pubblicazione di tale prodotto. Il progetto è cominciato nella primavera del 2015 e ha coinvolto 19 ragazzi di età compresa tra i 15 e i 25 anni, 15 in cura per il loro tumore e 4 che avevano già terminato i trattamenti. Sono i pazienti stessi che hanno deciso, insieme allo staff del Progetto Giovani, di attivare un laboratorio di scrittura che portasse a una sorta di romanzo, per raccontare le loro storie. I pazienti hanno poi scelto il tema del progetto: una storia di supereroi, ambientata in un ospedale.

Lorenza Ghinelli, insegnante di scrittura (presso la Scuola Holden di Torino) e scrittrice, ha guidato i ragazzi per 4 mesi, con incontri a cadenza settimanale (il mercoledì pomeriggio nella stanza del reparto dedicate agli adolescenti) e con lavoro a casa e via web (attraverso una pagina chiusa di Facebook). Sono stati effettuati 5 incontri preparatori, discutendo di supereroi, leggendo fumetti e guardando film insieme. Quindi ci sono stati 8 incontri, in cui Lorenza Ghinelli ha insegnato ai pazienti le dinamiche dei processi narrativi, come le cosiddette “dodici fasi dell’eroe” (cioè il percorso che il protagonista deve effettuare all’interno dell’intreccio narrativo), o il “trattamento” (cioè la storia scritta nei suoi punti essenziali). I pazienti hanno creato una storia corale in cui si raccontano le vicende di un gruppo di ragazzi supereroi, che scoprono i loro talenti nascosti in un ospedale, dove sono capitati attraverso vicende differenti (uno di essi perché malato di tumore, altri per incidenti o per altre ragioni). Sette pazienti hanno creato il proprio personaggio, definendo i suoi poteri, inventandone il passato e disegnando uno schizzo. Altri pazienti, invece, hanno creato i personaggi di contorno – un dottore buono, amico dei ragazzi, e uno cattivo che vuole impossessarsi dei loro poteri cercando di metterli gli uni contro gli altri – e lavorato alla trama generale. Uno dei pazienti, con un particolare talento nel disegno, ha rifinito i disegni dei vari personaggi.

Il prodotto del laboratorio didattico è stato un testo; l’idea iniziale era quella di pubblicare questo testo sotto forma di romanzo, ma si è poi deciso di farlo diventare la sceneggiatura di una graphic novel, disegnata dai fumettisti professionisti del gruppo Mammaiuto e pubblicata dalla casa editrice Rizzoli Lizard a novembre 2017. 

Dall’introduzione del fumetto “Loop”:

I veri supereroi

Nessuno ricorda le cose facili – scriveva su Facebook Alessia, prendendo spunto da una famosa frase di Grey’s Anatomy – Si ricorda il sangue e il dolore. La paura di non sapere, di non sopravvivere. La paura che gli altri non capiscano. Si ricorda la battaglia lunga e angosciosa per arrivare in cima. La nostra cima è la vita: noi lottiamo per vivere. Ed è così che diventi un supereroe! Noi siamo i veri supereroi”.

Era la primavera del 2015. E Alessia e gli altri ragazzi del Progetto Giovani iniziavano un nuovo progetto: un laboratorio di scrittura creativa, con l’obiettivo di scrivere un romanzo, il loro romanzo. Un romanzo che è stato un po’ in cerca del suo destino, ha dovuto trattenere un po’ il fiato, come diceva un grande scrittore, prima di approdare qui – e riprendere a respirare – prima di diventare graphic novel.

Un romanzo per raccontarsi, un supereroe per reinventarsi”, come il titolo del capitolo del libro “Non c’è un perché: Ammalarsi di tumore in adolescenza“, che racconta tutta la storia: sei mesi di incontri; la scelta del tema dei supereroi – superpoteri per combattere il male -; i fumetti e i film divorati insieme a Matteo, l’educatore del Progetto Giovani; e poi l’arrivo di Lorenza –  Lorenza Ghinelli, scrittrice e insegnante alla Scuola Holden di Torino – che guida i ragazzi attraverso le dinamiche dei processi narrativi (le “dodici fasi dell’eroe” e il “trattamento”):  “Abbiamo cercato di capire come si costruiscono le storie – scriveva Lorenza – perché in fondo è quello che ognuno di noi fa nella vita di tutti i giorni: mettiamo insieme gli accadimenti cercando di rendere trama la nostra esistenza, in modo da poterci rappresentare la vita come qualcosa di coerente. E per trovare coerenza in una diagnosi infausta a sedici anni ci vuole molta, molta fantasia e tanta resilienza”. E la magia prende forma: ogni ragazzo crea il proprio personaggio, inventandone anche il passato. Ogni ragazzo prova a tirare fuori il supereroe nascosto dentro di sé. “Ho creato l’eroe Fumagalli, cercando di rispecchiare un po’ me stesso: un personaggio ironico, creativo e sfortunato; con la forza di volontà e di spirito per affrontare ogni avversità” – dice Matteo Davide. “Ho creato Super Mike per rappresentare me stesso – dice Riccardo: il suo Super Mike ha una forza spaventosa e guarisce istantaneamente da qualsiasi ferita. “Ho voluto dare vita ad Alex, il mio personaggio – dice Lorenzo, la cui malattia ha causato un calo della vista – così che la sua super-vista mi potesse aiutare a vedere la mia vita sotto altri aspetti”. Ne esce un racconto corale, attraverso il quale i ragazzi del Progetto Giovani raccontano cosa vuol dire ammalarsi di tumore mentre si va alle superiori, trovarsi all’improvviso a dover sostituire i compagni di classe con i compagni di corsia, gli esami di scuola con gli esami del sangue, l’ansia di un primo bacio con l’ansia del primo ciclo di chemioterapia. Lo descrivono bene, nel loro racconto: proprio mentre Elettra, una delle eroine, sta scoprendo per la prima volta “il piacere della stabilità”, la vita è segnata da una battuta d’arresto come un “fiore reciso”; Elettra sente “la terra ringhiare, aprire le sue fauci e inghiottire tutto in un silenzio sepolcrale, tuono, fulmine, tempesta improvvisa che ci colpisce e cancella ogni cosa”. Raccontano del “terrore folle (di Alex) di slabbrarsi contro le punte aguzze delle rocce”, dell’”incubo (di Elettra) di non trovare le amicizie che aiutano a crescere”, di quel “sentirsi pazza, fuori dal mondo (di Kim)”, della “rabbia che muove qualcosa nelle vene, nei nervi, in ogni cellula del mio corpo (dice Elettra). “Avrebbe voglia di alzarsi e scappare – questa è Kim – ma sa che da se stessa non può fuggire”. Nel racconto ci sono le loro paure, la loro rabbia, la solitudine. E i cambiamenti – il corpo, i pensieri, la relazione con se stessi e con il mondo – dei ragazzi come dei loro personaggi. E lo sanno – come dice il titolo – che indietro non si torna. Ma il grande insegnamento dei nostri ragazzi è la capacità, invece, di guardare avanti, in un modo o nell’altro, di reagire, di vivere la vita, quella che sia, di prendersi in giro. Ci insegnano Clerici e Veneroni, gli psicologi del gruppo, che il percorso interiore per trovare le ragioni per reagire può essere difficile: servono risposte personali convincenti alla domanda del perché valga la pena vivere, servono una discreta dose di coraggio e un bel po’ di autoironia per venire a patti con la casualità del “perché proprio a me”, proprio ora che esplodo dalla voglia di vivere, di incontrare gli altri, di buttarmi. Serve trovare il modo di dare un nuovo senso alla vita – come ci dice questo libro – inventare di nuovo se stessi e la vita, tenendo conto del cambiamento e delle cicatrici.

I ragazzi del Progetto Giovani, in questa storia, ci dicono però anche che questa strada è lunga e difficile e non ci si riesce a farla da soli. Serve il conforto e l’energia che danno i compagni di viaggio. Serve l’esempio di chi questa strada l’ha già percorsa. Servono i suggerimenti di una guida – Peter Genius – che è accanto ai ragazzi, nella storia, senza mai confondersi con loro, che li comprende e li accoglie, mantenendo però la lucidità che serve per non perdersi nella paura. I ragazzi malati ci raccontano del loro coraggio, ma anche della loro fragilità. Una fragilità dolce, che richiede un’adeguata protezione, professionale. Richiede uno spazio protetto: il Progetto Giovani.

Sono stati i pazienti stessi a dirci cosa volevano, a insegnarci come dovevamo essere noi medici. I ragazzi ci dicono ogni giorno che hanno bisogno di medici preparati, di cui loro possano fidarsi; ma ci dicono anche che hanno bisogno anche di comprensione e condivisione e tempi di ascolto e protezione. Medici che sanno che il protocollo clinico non basta. Arriva il momento che ti viene chiesto di mettere in gioco non solo tutto il tuo sapere, ma anche tutto il tuo cuore, tutta la tua forza e tutta la tua fragilità. E ringraziarli – i nostri pazienti adolescenti malati di cancro – del privilegio di poter camminare al loro fianco, nel momento più difficile della loro vita.

(Andrea Ferrari)

Anno

2015 

Progetto

Graphic novel 

Articoli scientifici

La storia del progetto “Loop, indietro non si torna” è raccontata su:
Ferrari A, Veneroni L, Signoroni S, Silva M, Gaggiotti P, Casanova M, Chiaravalli S, Clerici CA, Proserpio T, Massimino M. Loop: there’s no going back: A Graphic Novel by Adolescent Cancer Patients on the Youth Project in Milan. Journal of Medical Humanities. 2019 Dec; 40(4), 505-511. doi: 10.1007/s10912-019-09561-1.